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Grasso Lubrificante Industriale 09/08/2019

Lubrificanti Uso Alimentare: 5 Caratteristiche del Grasso Food-Grade

Lubrificanti Uso Alimentare: 5 Caratteristiche del Grasso Food-Grade

Quali sono le proprietà di un grasso lubrificante per industria alimentare? Omologazione e certificazione NSF: sei sicuro che quello che hai inserito nel tuo cuscinetto sia correttamente certificato? E' vero che i grassi omologati non possono essere colorati? Leggi questo articolo e cercheremo di risolvere i tuoi dubbi.

 

Caratteristiche Lubrificanti Uso Alimentare

Ogni specifico punto di applicazione richiede un particolare lubrificante. Ma, fra norme NSF, omologazioni e vincoli legislativi, la situazione nel settore alimentare è ancora più complicata. Quante volte ti sarà capitato di sentire frasi del tipo "il nostro grasso è omologato H1 e quindi va benissimo per quel cuscinetto", oppure "il prodotto che usate non è sintetico, quindi non è omologato e non può essere utilizzato". 

In realtà entrambe le affermazioni racchiudono delle parziali verità, ma fino a che punto?

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All'interno del settore alimentare, un buon grasso per cuscinetti deve avere le seguenti caratteristiche:
1) La corretta certificazione NSF
2) Idoneità con il cuscinetto utilizzato
3) Compatibilità con la tipologia di lavorazione a cui è sottoposto
4) Preferibilmente di origine sintetica
5) Formulato con ingredienti che non rilasciano sostanze nocive prima, durante e dopo l'applicazione.

 

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1. Corretta certificazione

Le indicazioni fornite dal National Sanitation Foundation, l’organo ufficiale in materia di compatibilità sanitaria dei prodotti, classifica i lubrificanti utilizzabili all'interno dell’industria alimentare, in 2 famiglie principali:

  • Lubrificanti certificati H1, sono quelli che possono accidentalmente entrare in contatto con l’alimento

  • Lubrificanti certificati H2, sono quelli da utilizzarsi all’interno di macchinari in sistemi chiusi, dove il contatto con l’alimento è tecnicamente impossibile.
Oltre a queste categorie principali se ne possono trovare altre (3H, HT1, HT2,....), consultabili dal sito NSF.

Dalla classificazione appena vista, possiamo vedere che, prima di scegliere se utilizzare un H1 o un H2, occorre analizzare il punto di applicazione. Spesso si utilizzano grassi certificati H1 solo per timore di incorrere in sanzioni, senza considerare che il cuscinetto è schermato, probabilmente all'interno di un carter completamente chiuso e pertanto non vi è alcun rischio che venga a contatto con l'alimento. In questo caso quindi la sola certificazione H2 sarebbe sufficiente.

Inoltre è sempre buona norma tenere in considerazione le prescrizioni/omologazioni del costruttore di macchine relative all'impianto in oggetto. Attenzione però: spesso il costruttore prescrive cosa inserire (nome prodotto, fornitore, quantità), ma non vieta l'utilizzo di lubrificanti che, con formulazioni analoghe o anche differenti, possono soddisfare le medesime richieste (se non addirittura, in alcuni casi, comportarsi meglio).

 

2. Idoneo per uno specifico cuscinetto

Ovviamente, quanto sopra non può esulare dall'analisi del punto di applicazione del lubrificante. In particolare:

  • la viscosità dell'olio base
  • la natura dell'ispessente
  • la tipologia di additivi inseriti, che ne caratterizzano le proprietà antiusura e anticorrosive
  • l'adesività
  • compatibilità con le guarnizioni e gli elastomeri.

Tutti questi aspetti non possono essere trascurati. Inutile giustificarsi dicendo: "ma io ho utilizzato un lubrificante omologato H1 e quindi non ho sbagliato". Ogni lubrificante ha la sua ragione di esistere, sia esso certificato H1 oppure no.

 

3. Compatibile con la tipologia di lavorazione

Importante considerare anche le condizioni operative a cui è soggetto il nostro lubrificante. In un forno di cottura, ad esempio, dobbiamo verificare, con il nostro fornitore, che la composizione sia tale da garantire una resistenza alle elevate temperature.

Dovremmo anche verificare che il prodotto utilizzato (o andremo ad utilizzare) mantenga le sue performance di food grade anche a quelle temperature. A questo punto diventerà fondamentale anche un'analisi della scheda di sicurezza, in particolare nelle sezioni della composizione/informazione sugli ingredienti (punto 3), sulle proprietà fisiche e chimiche (punto 9) e sulle informazioni tossicologiche (punto 11) ed ecologiche (punto 12).

 

4. Origine sintetica

Non necessariamente un lubrificante food grade deve essere di natura sintetica, anche se tale scelta è sicuramente da privilegiare per due ragioni:

  1. migliori performance rispetto ad un lubrificante a base minerale (scarica a tal proposito la nostra guida)
  2. e soprattutto una minore tendenza alla proliferazione dei microrganismi.

Fondamentale quindi, soprattutto nei casi in cui si parla di lunghi cicli di lubrificazione, utilizzare prodotti a base sintetica quali:

  • PoliAlfaOlefine (PAO)
  • PoliOlEtere (POE)
  • PoliGlicole (PG)
  • PoliAlchilenGlicole (PAG).

Questo al fine di eliminare e/o ridurre al minimo la proliferazione di microrganismi (in particolare funghi, batteri e muffe) che inevitabilmente andrebbero ad intaccare le qualità organolettiche del prodotto finito.     

Occorre poi eliminare il preconcetto legato al colore del lubrificante: in passato il bianco era il "lascia-passare" per una certificazione H1 o H2, ma la continua evoluzione nell'ambito della formulazione di nuovi lubrificanti ha sfatato anche questo mito. Certamente la colorazione bianca è preferibile per:

  • immagine di pulizia (alcune realtà industriali non accettano formulati che non siano di questo colore)

  • possibilità di visualizzazione del lubrificante in condizioni di primo impiego (il manutentore vuole vedere inizialmente se è stato applicato al componente meccanico. Una colorazione differente potrebbe rendere difficoltoso tale accorgimento)

  • immediata valutazione visiva della "conformità" del prodotto alle specifiche richieste (mancanza di omogeneità o presenza di impurità verrebbero rilevate immediatamente ad una prima indagine visiva).

ATTENZIONE: non necessariamente una colorazione differente pregiudica l'idoneità o la certificazione del grasso. Abbiamo diversi casi di formulati volutamente colorati (per scelta del produttore o per questioni di marketing) altrettanto utilizzabili e certificati per il contatto con l'alimento.

 

5. Assenza di sostanze pericolose

Non siamo in grado di conoscere esattamente tutte le possibili combinazioni chimiche che avvengono in fase di formulazione, manipolazione ed utilizzo dei lubrificanti una volta applicato dal cliente. Pertanto dobbiamo accuratamente verificare, unitamente al nostro fornitore, che non siano stati inseriti volutamente degli ingredienti contenenti elementi pesanti (quali ad esempio antimonio, piombo o selenio)  e che siano state considerate anche le interazioni con il nostro sistema.

La presenza di tali componenti infatti potrebbe andare ad alterare tutto il ciclo di lavorazione.

 

Conclusioni 

Fondamentalmente quindi, il prodotto lubrificante food grade dovrà essere esente da ingredienti che possano rilasciare sostanze tossiche in qualunque fase di vita all'interno dei cuscinetti. Pertanto dovremo prendere in considerazione tutti gli aspetti coinvolti e, solo una volta analizzate le esigenze tecniche (punto 3), le necessità applicative (punto 4), ed i punti principali della scheda di sicurezza, saremo nelle condizioni per poter procedere alla corretta selezione del nostro prodotto lubrificante certificato NSF H1 o H2.

 

Come ottenere un lubrificante perfetto per le tue lavorazioni? Leggi la guida del nostro corso base per capire tutte le variabili in gioco.

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Marco Gandelli

Scritto da Marco Gandelli

Imprenditore. Co-fondatore di Macon Research. Esperto e appassionato di meccanica e chimica della lubrificazione. Da 15 anni dopo migliaia di analisi condotte su dispositivi elettro-meccanici, formulo per i progettisti soluzioni lubrificanti su misura per l'incremento dell'efficienza, della durata e il controllo dell'attrito. Amante dell'efficienza dei processi aziendali e del digital marketing.

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